Dopo essersi costituita parte civile al processo Aemilia, la Regione Emilia-Romagna stringe le maglie contro l’infiltrazione mafiose con nuove norme e nuovi provvedimenti contro la criminalità organizzata. ‘Qui nessuno vuole chiudere gli occhi e vogliamo dotarci di tutti gli strumenti idonei per debellare un fenomeno che qui in queste terre si insinua in modo subdolo – dichiara il capogruppo PD Stefano Caliandro – I provvedimenti approvati oggi in aula vogliono ampliare gli strumenti che permettano di riconoscere anticipatamente i segnali della penetrazione della criminalità organizzata all’interno dei territori, che variano in base ai contesti locali. Da qui l’esigenza di rafforzare il ruolo di osservatorio che la Regione esercita ai sensi della l.r. 3/11, definendo in maniera più compiuta le caratteristiche strutturali ed i compiti dell’Osservatorio regionale sui fenomeni connessi al crimine organizzato e mafioso, ma soprattutto istituendo una Consulta di esperti in grado di monitorare il fenomeno mafioso in tutti i suoi aspetti e proporre iniziative ed azioni incisive in questo senso. Vogliamo avvalerci delle migliori energie esistenti sul territorio per allargare i punti di osservazione.’’

VIDEO. Il consigliere Mumolo illustra in aula il progetto di legge

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Il provvedimento legislativo introduce, ex novo, la Consulta regionale per la prevenzione del crimine organizzato e mafioso e per la promozione della cultura della legalità, che svolge attività propositive e consultive nei confronti della Giunta, presieduta dal Presidente della Regione e composta da rappresentanti istituzionali e da esperti negli ambiti attinenti all’educazione alla legalità e alla cittadinanza responsabile nonché al contrasto alla criminalità organizzata e mafiosa.
“Nel programma di mandato – sottolinea il consigliere PD Antonio Mumolo, promotore e relatore del progetto di legge approvato oggi – la lotta alle infiltrazioni mafiose era indicata come un obiettivo prioritario. Nella scorsa legislatura avevamo già iniziato a lavorare su questo fronte con la legge regionale 3/2011. Una legge, di cui sono stato relatore, che era stata già definita una “buona pratica” per la prevenzione della criminalità organizzata dall’ufficio delle Nazioni Unite che si occupa di lotta alla droga e alla criminalità (United Nations Office on Drugs and Crime, UNODC). Grazie ad un lungo e partecipato percorso di ascolto oggi possiamo dire con orgoglio di essere riusciti a migliorare quella legge e di aver alzato ancora di più le barriere contro le criminalità organizzate”.