Un emiliano-romagnolo su 4 ha più di 65 anni. La Regione investe più di tutte per la salute e la vita sociale degli anziani

Gli anziani non sono il bancomat dei conti pubblici e di quelli familiari, nemmeno, ad età più avanzata, sono un peso senza speranza che fa saltare le compatibilità e la funzionalità dei servizi oppure grava irriducibilmente sui figli o sui coniugi.
Certo la condizione di “anziano” è anche tutte queste cose ma innanzitutto è una fase della vita dove si dispone di un grande patrimonio di esperienza e conoscenza. Gli anziani sono una risorsa sociale fondamentale.
Lo sappiamo bene qui in Emilia-Romagna dove è altissima la loro partecipazione al volontariato, agli eventi culturali, alla vita degli stessi partiti e sindacati.
La Regione da quindici anni si è dotata del “Piano d’azione regionale per la popolazione anziana”, in sigla diventa Par. E’ uno strumento per coordinare ed orientare tutti gli interventi, nei vari settori, sia pubblici che del “privato sociale” e dell’associazionismo.
Qualche giorno fa è stato fatto il punto, sul Par e sulla condizione degli anziani, in una conferenza di programma aperta dal sottosegretario alla presidenza Giammaria Manghi e chiusa dal presidente della Regione Stefano Bonaccini. Gli over 65enni residenti in Emilia-Romagna superano il milione, sono il 23,9% della popolazione, percentuale che potrebbe salire al 30% nei prossimi 15 anni. Di questi, oltre 360mila – i cosiddetti grandi anziani – hanno più di ottant’anni.
Anche nella Città Metropolitana di Bologna gli anziani sono quasi il 25% della popolazione.
Le donne sono di più e sono in netta maggioranza fra i “grandi anziani”, una famiglia su quattro è composta da anziani.
Gli interventi concreti della Regione sono molti. Sono rilevanti gli investimenti per la prevenzione, l’assistenza e la promozione della ‘buona salute’ delle persone anziane- come ha ricordato Bonaccini.
Fra questi il potenziamento delle case della salute, la telemedicina, e tutta la rete dei servizi di assistenza. Una rete di interventi e strutture di accoglienza diversificata e grande come in nessun’altra Regione. Il Fondo regionale per la non autosufficienza ha raggiunto quasi 450 milioni di euro nel 2019, è il più alto in Italia. Poi gli interventi per la casa e per rendere le abitazioni più vivibili per anziani e disabili, dagli ausilii , agli ascensori, al sostegno per pagare l’affitto.

Ma la vecchiaia è conoscenza, socialità, cultura e deve essere ascoltata e coinvolta anche nella vita più attiva della nostra società.
La rete dei Centri sociali è importante e altrettanto quella delle associazioni.
E’ cresciuta nei territori l’attenzione per la sicurezza che è naturalmente un problema che riguarda gli anziani più di tutti ma anche un terreno di importante ruolo dei cittadini con più esperienza. Si può e si deve fare ancora di più per una parte in crescita costante della nostra popolazione.
In Emilia-Romagna, si sente dire spesso “si stava meglio anni fa”. Il passato sembra sempre più bello soprattutto quando è una storia gloriosa di civiltà e progresso come nella nostra terra. Ma l’impegno pubblico di oggi non è venuto meno. Anzi è una realtà che va preservata e difesa. Ricordiamocene.