Oggi è la giornata mondiale di sensibilizzazione e lotta contro l’AIDS, la terribile malattia indotta dal virus HIV.
C’è ancora molto da fare. Troppo debole è la consapevolezza soprattutto nei giovani.
I formidabili progressi che si sono avuti con le cure basate su più retrovirali hanno ridotto molto la gravità della malattia. Ma l’AIDS non è scomparso. In molte aree del pianeta è ancora un flagello per le condizioni di vita, soprattutto delle donne, e per la grave difficoltà di accesso ai farmaci.
E in Italia? L’Istituto superiore di sanità pubblica un rapporto annuale . Leggendolo si impara che dal 2012 sono in diminuzione i nuovi casi di contagio da Hiv. Ma i numeri assoluti ci dicono che non si deve abbassare la guardia. Nel 2019 i contagiati erano 2.531 (4,2 ogni 100.000 residenti), l’incidenza più alta era tra le persone fra i 25 e i 29 anni.
Ben un terzo di chi ha scoperto di avere subito il contagio ha eseguito il test a seguito di sintomi e dal 2017 sono in aumento le diagnosi in fase avanzata. Le diagnosi di Aids conclamata nel 2019 sono state 571. Non certo poche.
I decessi da tempo sono circa 500 l’anno.
Le campagne e le iniziative messe in campo si rivolgono verso i giovani, che in Italia risultano usare poco il preservativo, solo nella metà delle persone. Forse persino questo è un dato sovrastimato. Infatti il 67% si vergogna ad acquistarli. Fra questi i giovanissimi.
In famiglia si parla poco e ridotta è la frequenza a corsi di educazione sessuale.
Da qui l’importanza di giornate come queste, anche e soprattutto oggi, mentre la pandemia sembra coprire ogni altro problema di salute, anche vitale.