La manovra di bilancio dell’ Emilia-Romagna per il 2020 è stata approvata dall’Assemblea Regionale. Hanno votato a favore il Pd, “Emilia-Romagna coraggiosa” e Silvia Prodi (Misto),
Per il presidente Stefano Bonaccini il bilancio parla chiaro e indica che «Nessuno può dire che quello che avevamo promesso non è stato fatto. In questa Regione sono stati eliminati i vitalizi e le indennità di consiglieri e presidente sono state le più basse d’Italia. Nessun euro in più nelle tasse è previsto in questo bilancio, così come è avvenuto in tutti i cinque anni della legislatura.

E’ nato un bilancio «acchiappabisogni».
Cosa intendo dire? Voglio sottolineare che, accanto alle grandi colonne dell’economia e della sanità strutturali, accanto ai grandi investimenti, sono state confermate misure innovative che fanno risparmiare agli emiliano-romagnoli oltre 80 milioni di euro l’anno. Sono risposte concrete a bisogni concreti e ravvicinati, delle persone e delle famiglie.
Proviamo a metterle in fila:
1) abolizione superticket sanitari (33 milioni),
2) dimezzamento Irap per aziende, artigiani e commercianti in montagna (12 milioni),
3) abbattimento delle rette dei nidi (18 milioni),
4) bonus affitto per le famiglie in difficoltà (12 milioni)
5) bus gratis per gli abbonati al servizio ferroviario regionale (6,2 milioni).

Provvedimenti, come nel caso dei superticket e delle rette dei nidi, sui quali l’Emilia-Romagna ha anticipato analoghe decisioni cui lavora il Governo nazionale e che una volta approvate potranno liberare qui ulteriori risorse già nei prossimi mesi.
Non si tratta in alcun modo di benefit avulsi da politiche generali anzi sono il completamento, l’approfondimento delle voci fondamentali del bilancio. Quali?
Avere una sanità moderna, accessibile, capace di curare ed assistere con umanità.
Contrastare con il sostegno alle imprese e al lavoro, ed insieme alla casa ed ai servizi, una crisi internazionale ed i suoi effetti. La congiuntura mondiale vede delle flessioni, la crisi non è terminata. Da noi è stata combattuta con grande efficacia, come dimostrano gli indici della produzione e la crescita notevole dell’occupazione. La Regione ha sostenuto l’innovazione ed il rilancio di ogni tipo e dimensione di impresa indirizzando le pratiche migliori a diventare punto di riferimento per interi distretti economici. Inoltre  l’obiettivo dello sviluppo promosso dalla Regione ha puntato a diffondere la qualità della vita omogeneamente in tutti i territori ed a fermare lo spopolamento delle zone montane.
E, ancora fra le priorità: avere l’infanzia al primo posto come è tradizione dell’Emilia-Romagna progressista;
investire sul trasporto pubblico, in quantità e qualità. Ha voluto dire occuparsi delle condizioni di vita dei pendolari e dare opportunità ancora maggiori al turismo e alternative credibili all’uso di mezzi privati ed al consumo di carburanti inquinanti.
Difesa del suolo e programmazione urbanistica, big data e digitale, cultura, scuola sport e giovani sono altri capitoli che hanno fatto la differenza fra l’Emilia-Romagna e tante altre realtà del Paese in questi anni.
Il totale degli investimenti, sommando tutti i settori, arriverà a 1,44 miliardi di euro da qui al 2022, segnando un aumento straordinario rispetto ai 960 milioni dei tre anni precedenti,
Qui, senza nuove tasse, si continuerà una politica economica basata su investimenti pubblici mirati, immettendo risorse vere nel sistema produttivo regionale. Si farà rinnovando quel Patto per il lavoro che è un buon modello per il Paese ed è stato alla base dei risultati raggiunti. La Regione vuole continuare a governare insieme a tutto il mondo del lavoro, alle istituzioni locali ed alla società civile, alle parti sociali ed al mondo delle associazioni.

Il futuro però è già arrivato, e non solo nelle opportunità. La Regione sa che ora bisogna puntare ancora di più sull’ambiente, unificando tutti gli interventi, prevenendo e mitigando le conseguenze già in essere del cambio climatico. E’ urgente favorire con tutte le nostre forze le necessarie riconversioni produttive, il riuso, la cosiddetta “economia circolare”. Fra gli obiettivi la riduzione sensibile dell’uso dei materiali plastici secondo una logica basata sugli incentivi e la promozione di comportamenti consapevoli, a cominciare da quelli della pubblica amministrazione.