La Commissione UE lancia un piano da 750 miliardi di Euro e Italia è il Paese più sostenuto. 

La crisi del Coronavirus è mondiale. Richiederebbe solidarietà mondiali ed il rafforzamento di tutti gli organismi sovranazionali. Non è cosi, in questi mesi sono state attaccate tutte le sedi internazionali. L’ Europa, colpita molto duramente, prova a reagire. Cinquecento miliardi di sussidi a fondo perduto e duecentocinquanta miliardi in prestiti.
Lo chiamano “Recovery Fund”.

Questo è il risultato raggiunto all’interno della Commissione europea, una sorta di “Consiglio dei ministri, più tecnico, dell’Unione che ne rappresenta il massimo organo esecutivo, sull’entità del Recovery Fund. Le misure anti-crisi da Coronavirus saranno pari a 750 miliardi di Euro. Di questi cinquecento saranno sussidi a fondo perduto e duecentocinquanta invece prestiti per investimenti. L’Italia sarà il principale beneficiario e dovrebbe ottenere circa 82 miliardi di euro di sussidi a fondo perduto (su un totale di 500), e 90 miliardi di prestiti a tassi agevolati. Si arriva quindi a 172 miliardi di Euro. Dove troverà l’Europa tutti questi soldi ? La Commissione si impegna a raccogliere i 750 miliardi di euro sui mercati emettendo obbligazioni. che avranno una durata molto lunga, fino a 30 anni.

La quota di 500 miliardi in sovvenzioni a fondo perduto riprende esattamente la proposta franco-tedesca, avanzata giorni fa da Angela Merkel ed Emmanuel Macron, alla quale il “governo europeo” di Bruxelles ha aggiunto altri 250 miliardi di prestiti che gli Stati beneficiari dovranno rimborsare.  Gli Stati cosiddetti “frugali” (Austria, Danimarca, Svezia e Paesi Bassi) chiedono invece di limitare il sostegno all’esclusiva concessione di prestiti. La proposta della Commissione dovrà essere ora negoziata dai 27 governi, che dovranno cercare un compromesso tra di loro e con il Parlamento europeo. Saranno settimane, forse mesi di trattative difficili. Ma sarà molto difficile per chi voleva ignorare la crisi far tornare indietro l’Europa. Le risorse del Recovery Fund non saranno distribuite in maniera incondizionata. Per avere accesso alla propria quota, i governi dovranno presentare un «Piano nazionale per la ripresa e la resilienza» nel quale indicheranno le riforme e gli investimenti che intendono finanziare. Se verranno giudicati in linea con le raccomandazioni della Commissione e con le priorità Ue, allora scatterà l’erogazione.

Il cuore del Recovery Fund è la «Recovery and resilience Facility» vale a dire i soldi che sono considerati di sussidio, a fondo perduto. Rappresenta la parte più sostanziosa del piano, del quale fanno parte anche un programma per l’erogazione diretta di fondi (React-EU) a enti locali, ospedali e piccole-medie imprese, oltre che il fondo rurale e quello per la transizione ecologica. Il secondo pilastro è dedicato agli interventi per ricapitalizzare le imprese in difficoltà e agli investimenti, mentre il terzo riguarda il settore sanitario, la ricerca e la protezione civile. Elisabetta Gualmini, studiosa e Parlamentare Europea riflette sul divario che c’è fra le risorse stanziate, in vari fondi e capitoli dall’Unione Europea e la lontananza o ostilità che vi è ancora in larghi settori dell ‘opinione pubblica: “quando le persone stanno male, quando fasce intere della società italiana, soffrono ancora delle conseguenze della crisi, l’Europa è sempre lì bersaglio quasi perfetto, sufficientemente lontana da poter essere colpita senza sensi di colpa, e un po’ astrusa per non essere molto amata”. Ma la svolta necessaria per superare la pandemia può essere un’occasione per ritrovare un ‘Europa protagonista’.