La Regione partecipa a 5 ricerche nazionali sulle cure

Si parla molto, ma quasi ad “ondate mediatiche successive”, di farmaci e terapie contro il nuovo Coronavirus.
La paura, l’ ansia per i propri congiunti, ma qualche volta anche la speculazione, creano attese spasmodiche.
E naturale che sia cosi e bisogna comprendere la necessità di sapere, di provare, che viene da tante persone. Tuttavia ogni cura va verificata con la massima attenzione e secondo “protocolli” scientifici che permettano davvero di impiegare i farmaci o far seguire le terapie con la massima certezza e la massima sicurezza.
L’Aifa (l’Agenzia italiana del farmaco) è l istituzione che ha il compito di studiare, giudicare e autorizzare nuovi farmaci.
LAgenzia ha dato il via a cinque protocolli di ricerca, proposti e organizzati dalla Regione Emilia-Romagna, ai quali dovrebbe presto aggiungersi un sesto in corso di approvazione.
Fanno parte dei 30 – a livello nazionale – che riguardano il Covid 19. Due si occupano di farmaci che intervengono sul rischio di trombosi, e precisamente l’Enoxaparina (Università di Bologna, responsabile Pierluigi Viale) e l’Eparina più steroidi (Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena, Massimo Girardis); a questo gruppo si aggiunge un altro studio sull’Enoxaparina, che sarà approvato a giorni (Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena, Marco Marietta). Un altro protocollo riguarda la Colchicina, farmaco che agisce sulla risposta infiammatoria (Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, Umberto Maggiore); c’è poi il protocollo sul Tocilizumab, che agisce sulla risposta immunitaria(Ausl-IRCCS di Reggio-Emilia, Carlo Salvarani) e quello su un noto farmaco antimalarico, l’Idrossiclorochina (IRST di Meldola, Pierluigi Viale e Giovanni Martinelli), con proprietà antivirali, per prevenire la progressione dell’infezione.
Sono farmaci che, secondo la possibilità di disporne eccezionalmente, prima di una definitiva approvazione, sono già usati in Emilia-Romagna come in altre Regioni ed in altri paesi del mondo, come la Cina.
A queste verifiche si aggiungono le indagini sulla Proteina X a Modena e sull’Eparina a Piacenza, e lo studio regionale sulla fattibilità della produzione di plasma che ha suscitato un grande interesse come tutti sappiamo. La “Proteina X” sarebbe, secondo lo studio di un team di Modena guidato dalla prof.sa Erica Villa, che l ha individuata, in grado di avvisare dell’ imminente pericolo di vita in pazienti ammalati di Covid 19 .
L’ eparina, come si ricorderà è balzata all’ attenzione delle cronache quando le sue proprietà anticoagulanti, per le quali veniva già utilizzata, sono parse più importanti considerate le trombosi diffuse presenti nel decorso della malattia. La ricerca è nata a Castel San Giovanni (Piacenza), primo ospedale Covid dedicato in Italia, da una idea del primario di Chirurgia plastica, Marco Stabile.
La Regione è al lavoro anche su un altro fronte di ricerca: la terapia con il plasma iperimmune. Non vi sono ancora evidenze scientifiche conclusive ma è stata suscitata una grande speranza da alcuni risultati clinici all Ospedale di Mantova e a quello di Pavia.
la Regione ha aderito allo studio nazionale – chiamato “Tsunami” e messo a punto da Aifa e Istituto Superiore di sanità – sull’efficacia della terapia con plasma in pazienti con polmonite dovuta al virus. Inoltre, il Centro regionale sangue e l’Agenzia sanitaria e sociale, d’intesa con l’assessorato, hanno predisposto uno studio per valutare la fattibilità di un percorso regionale di produzione di plasma da pazienti che hanno contratto l’infezione Covid-19. L’obiettivo è quello di comprendere quale potrebbe essere la reale capacità produttiva di plasma iperimmune da parte della Rete Trasfusionale Regionale. La quantità di plasma è un punto delicatissimo della questione e cercare di avere una rete valida di identificazione dei pazienti guariti in grado di donarlo potrebbe rivelarsi decisivo.

Concludendo: una corposa attività di ricerca che la Regione, con le Aziende sanitarie, ha attivato sul Covid-19, che, insieme alla “caccia al virus” che è stata intrapresa con i test del siero e i successivi tamponi per i positivi può far dare un grande contributo alla battaglia che è in corso in tutto il mondo.