La nostra Regione non abbandona i ceti popolari, cammina con loro.

Due “cose” mi vengono in mente. La prima: Federico Rampini che denuncia con una certa determinazione la “colpa” della Sinistra anche in Emilia-Romagna. Sono stati abbandonati i ceti popolari -dice- e la politica è diventata pura gestione del potere.
La seconda: la Regione comunica che per il decimo anno sono tagliate le spese sanitarie dei lavoratori disoccupati o in cassa integrazione e dei cittadini dell’area colpita dal sisma.
Questo in una Regione che, dal Gennaio di quest’anno, ha abolito per tutti i nuclei familiari con redditi fino a 100mila euro la quota aggiuntiva sui farmaci e sulla specialistica ambulatoriale e ha detto addio anche al ticket base da 23 euro sulle prime visite specialistiche, per le famiglie con almeno due figli a carico.
Non è carità, non è un generico “bonus”. E’ solidarietà. E’, nel  primo caso, una misura ponte verso il rientro nell’economia,  e un sostegno alla piena ripresa, nel secondo.
In questi anni l’Emilia-Romagna ha affrontato unita la crisi e ha visto riprendersi i comuni del “cratere” del sisma.
Mettere vicino le due “immagini”, le accuse di elitarismo e un esempio di allargamento delle politiche sociali, solo un esempio, ma importante, riguarda 11.000 persone, non vuol dire che i problemi non esistono.
Proprio la Regione, in questo mandato di governo ha messo al centro delle sue scelte il contrasto all’impoverimento dei ceti medi, accanto al sostegno delle condizioni di vita di chi è già in una condizione di miseria.
Lo ha fatto perché si è avuta forte la consapevolezza di come stava mutando il quadro delle classi sociali in regione.
Un cambiamento indotto dalla difficoltà dell’economia, dalla diffusa precarietà ed anche dalla modificazione profonda dell’incidenza delle diverse fasce di età.
La realtà degli anziani, sempre in maggior numero, non può voler dire solo la crisi del sistema pensionistico, con i successivi innalzamenti dell’età pensionabile Questi hanno coinciso talvolta con fuoriuscite anticipate dal lavoro per la crisi creando esodati e comunque condizioni di vita difficili, talvolta non sostenibili.
La condizione anziana indica necessità di assistenza sempre maggiori (spendiamo più di tutti come Regione ma non copriamo nemmeno qui gli interi bisogni), frequenti cure e una fragilità anche di fronte ad ogni mutamento dell’ambiente di vita, come quello determinato dall’immigrazione. Infine, forse la cosa più importante: la paura e l’insicurezza di fronte al crimine diffuso.
Quando, in questa lunga campagna elettorale mi capita di enumerare i risultati straordinari della nostra Regione: crollo della disoccupazione, sanità migliore d’Italia eccetera eccetera, cerco di farlo mettendo ben in chiaro che anche fra chi mi ascolta, in ogni territorio, i problemi sono grandi. Problemi di povertà, di impoverimento, di coesione sociale, di sicurezza.

Questo centrosinistra che Rampini e forse anche altri vedono interessato solo al potere ha impegnato qui la sua responsabilità di essere al Governo regionale proprio per intervenire su questi problemi.
Una cosa mi sembra importante: governare per gli ultimi ed anche per i penultimi, per tutti i larghi ceti popolari non si può fare da soli. La stessa battaglia elettorale così aspra non riguarda solo i “politici”. Bonaccini, e noi con lui, ha governato con tutti i principali protagonisti, dalle imprese ai sindacati alle associazioni, seguendo passo dopo passo quanto deciso insieme nel “patto per il lavoro” scritto e firmato con loro a inizio legislatura.
Da questo punto di vista una visione tutta basata sulle difficoltà della politica, sul suo rinchiudersi, è già invecchiata, non è sbagliata, forse, ma in questo caso è, almeno un poco, superata. La Destra non è solo ignoranza, un modello ce l’ha. Vuole unire l’autoritarismo, che riserva a sé ed al suo leader, al corporativismo, al  rapporto, cioè,  con alcuni pezzi di società a discapito dell’interesse generale. E’ impegno di tutti noi invece mantenere un Governo opposto, aperto, innovatore, che non divide fra figli e figliastri, dove essere cittadini è un valore, concreto e morale.