Lettere dalla sanità di Zaia: problemi e privatizzazioni

Treviso è una città amministrata dalla Lega da molto, molto tempo. Un caso interessante per capire l’anima più vera, oltre la nebbia della propaganda. Qui siamo in Emilia-Romagna, alla tranquilla offensiva che abbiamo portato avanti, con in mano le ottime cifre su produzione, occupazione e servizi che la nostra Regione ha raggiunto, in questi anni, Salvini e Borgonzoni hanno cercato di rispondere con continue “mitragliate” senza mira, un po’ a casaccio, soprattutto sulla sanità.
Mentre ai pazienti, alle loro famiglie ed all’opinione pubblica promettono la Luna agli operatori sanitari giurano sostegno contro ogni privatizzazione.
“Faremo come in Veneto”, dicono.
Ma come fa il Veneto?
Ricevo una lettera da amici medici. Contiene la descrizione uno provincia importante, Treviso, di questa vicina e bellissima Regione.
Ebbene: la Sanità trevigiana appare in piena privatizzazione. In due anni ambulatori e cliniche nel territorio sono cresciuti del 13% mentre i posti letto negli ospedali sono calati .
Chi denuncia la situazione afferma che “la privatizzazione della sanità veneta non è più strisciante, è più chiara ogni giorno che passa, procede apertamente. Su 10 miliardi spesi nel 2108, al privato ne sono finiti 2,8, quasi il 30 per cento”. Mentre i centri medici privati crescono, opposizione e liste civiche pongono l’accento sui 5.847 posti letto perduti in Veneto dal 1999 alle previsioni sul 2023. Insomma viene drasticamente impoverito il servizio pubblico a favore di “altro”. A Treviso, tra 2014 e 2016, dice il rapporto, «la sanità privata trevigiana ha incrementato il giro d’affari del 12,75%». D’altra parte in Veneto la spesa di ogni cittadino in media per la sanità privata è di 739 euro, quando la media italiana è di 636.
Zaia smentisce, le sue cifre appaiono diverse e più confortanti ma l’evidenza di fronte a chi vive in quei territori è chiara e fa emergere una volontà di ridurre il sistema socio-sanitario universalistico pubblico per privatizzare la sanità pubblica, e incentivare la sanità privata a pagamento, e le assicurazioni sanitarie.
Ma il Veneto secondo gli oppositori non è sempre stato così. Molti ricordano il vecchio modello veneto diffuso, quello della tradizione, che la Lega si vanta di aver interpretato. In realtà ha sempre lavorato per superarla, stravolgerla, minimizzarla. Il documento delle opposizioni continua denunciando «gli affollamenti ai pronto soccorso, le liste di attesa lunghissime, le peregrinazioni di pazienti da una struttura all’altra, la cancellazione di servizi domiciliari». Ed una politica del personale privatistica e precarizzante.
Allora, il paese di Bengodi non c’è. I problemi ci sono per tutti. Le scelte e le difficoltà che la Lega amplifica con i suoi megafoni sono presenti, probabilmente molto più presenti, dove la Lega amministra. D’altra parte Salvini non può promettere investimenti per la prevenzione, per la salute a domicilio e per la rete ospedaliera, mente chiede a gran voce che non si faccia nessuna lotta all’evasione fiscale e si metta la Flat tax, dove chi sta meglio verrebbe a pagare la stessa percentuale di tasse del meno abbiente. Non si può promettere tutto e il suo contrario. Bisogna andare, con realismo certo, in senso esattamente opposto, mantenendo la barra sul carattere pubblico della sanità e sulla socializzazione, compenetrazione con il territorio. Non è facile ma questa è la nostra scelta ed è la scelta che difendo e difenderò sempre.