Riaprono, un poco i luoghi della cultura e, fra loro, la mostra ‘Canali nascosti a Bologna nel Novecento’, all’Opificio delle Acque.
Situato al pianterreno dell’ex Opificio della Grada, è il nuovo Centro Didattico-documentale gestito da “Canali di Bologna” che raccoglie e fa conoscere la storia delle acque della città.
L’edificio – un ex opificio idraulico del ‘600 costruito a cavallo del Canale di Reno, adibito inizialmente a pellacaneria (conceria di pelli) e successivamente, tra ‘800 e ‘900, a centrale idroelettrica – è stato ristrutturato proprio di recente e l’apertura della mostra ha coinciso con la sua riapertura e con l’inaugurazione dell’Opificio delle Acque.
“Canali di Bologna” dal 2019 raggruppa i tre consorzi di governo delle nostre acque – più la società Gacres srl – che si occupano di tutte le problematiche idrico-ambientali riguardanti il territorio sotteso alle Chiuse di Casalecchio e di San Ruffillo e relative derivazioni, al Canale di Reno e al Canale di Savena.
 
Le immagini ed i documenti vengono dai loro archivi.
Sono secolari e decisive per Bologna, ancora oggi, le attività di regolazione delle acque.
Ma i canali, vere e proprie meraviglie, sono stati quasi ovunque coperti.
La mostra, già inaugurata a ottobre, ha riaperto le sue porte.
Visitandola possiamo riscoprire come viveva la città a canali aperti, soprattutto nell’area nord-occidentale della città, per secoli caratterizzata dagli opifici che utilizzavano l’acqua.
Gli archivi dell’Ente promotore sono stati arricchiti per realizzare la mostra con le immagini dei fondi fotografici della Cineteca di Bologna, della Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio, delle Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, e di alcuni privati.
 
“Canali di Bologna” ci fa vedere e capire come avvennero gli interventi di copertura dei canali urbani nel corso del Novecento.
Si parla e si vede soprattutto dell’area attraversata dal Canale di Reno, dal Canale Cavaticcio, dal Canale delle Moline e dal torrente Aposa.
Il Comune di Bologna per dare esecuzione al Piano Regolatore del 1889 e alle successive trasformazioni urbanistiche, prima e dopo l’ultima guerra, ha coperto gran parte del sistema idraulico del Canale di Reno.
Nella mostra vediamo com’era “prima” e come avvenne la copertura del Canale delle Moline e del torrente Aposa nell’area a nord della Montagnola. Ci vollero decenni. Questione di igiene e questione legata allo sviluppo e al traffico dei mezzi stradali, sempre più preponderanti. Ma la città non si conosce veramente se non se ne conoscono le acque. Ecco una bella occasione, da non perdere.