Il prossimo anno, il 2021, l’Italia e il mondo festeggeranno il settimo centenario della morte di Dante Alighieri. Si dovrebbe dire “celebreranno” ma, nel caso di Dante, mi piace parlare di Festa quando non si ricorda.Il più grande poeta della storia del mondo, o almeno di quella che più conosciamo ha avuto “molto a che fare” con l Emilia-Romagna.Dante ha vissuto il suo esilio in gran parte in Romagna, è morto ed è stato sepolto a Ravenna. per questo si preparano in Regione grandi iniziative. Il presidente Stefano Bonaccini è stato, per questo motivo, a Forlì dove si allestirà una grande mostra. Anche Bologna è stata parte della vita di Dante.Come sanno i Bolognesi e i turisti di sempre sulla torre Garisenda possiamo vedere un lapide che riporta suoi versi:
Qual pare a riguardar la CarisendaSotto il chinato. Quando il nuvol vadaSovressa si.ch’ella in contrario penda”. Cosa vuol dire? Sperando di non sbagliare, credo che significhi che se passiamo proprio sotto alla nostra torre pendente, se una nuvola  la imbandiera, abbiamo l’impressione che la Garisenda si chini all’incontrario.Bologna, negli anni di Dante era una città guelfa. Prestigiosa sede degli studi giuridici era anche la città del grande Guido Guinizelli, che Dante considerava fra i suoi maestri avendo fondato il “dolce stil novo”.  La citò nel Poema, sia nell’Inferno che nel Purgatorio. Catalano, Loderingo, Guido del Duca e anche Pier da Medicina sono nostri personaggi che incontriamo nella Commedia. Ma Bologna è anche nelle “Rime” e nel “De Vulgari eloquentia”, dove sostenne che il bolognese era il “linguaggio” più simile al Latino. Ma non finisce qua. Forse studiò medicina nel nostro ateneo e per questo si iscrisse poi a Firenze all’Arte dei Medici e degli Speziali. Bologna dunque ha tanti motivi per ricordarsi del nostro poeta. Ma in fondo, se anche non li avesse, sarebbe lo stesso. Dante appartiene al mondo e quindi comunque, un poco anche a noi.