Ferruccio, il padre di Francesco Guccini visse una delle pagine più drammatiche degli italiani nella guerra mondiale. Venne catturato ed internato in un campo di concentramento come militare di un paese colpevole di avere abbandonato l’alleanza con la Germania di Hitler.

Furono migliaia ad avere la stessa triste sorte. Quasi nessuno aderì alla Repubblica fantoccio di Salò preferendo restare fedeli al proprio paese anche se a rischio di ogni privazione e di morte.
Anche Ferruccio seppe dire no e per questo motivo, dopo tanti decenni riceverà alla memoria la “medaglia d’onore” al padre di Guccini. Un riconoscimento al coraggio, alla fedeltà alla Patria anche in periodi di massima confusione e divisioni, un riconoscimento all’antifascismo che crebbe e maturò, proprio in quelle vicende in centinaia di migliaia di soldati ed ufficiali.
Il decreto è già stato firmato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la consegna dovrebbe avvenire nei prossimi giorni, in concomitanza col Giorno della Memoria. Teresa Guccini, nipote di Ferruccio e figlia di Francesco, ha raccontato delle sue ricerche sulla storia del nonno.
Anche Ferruccio, come tanti reduci dall’internamento, non parlò mai molto della sua terribile esperienza. ‘’Ma- dice Teresa- ho pensato che in tempi come questi dove il revisionismo sta prendendo sempre più piede, fosse importante un riconoscimento, che può servire per raccontare ancora una volta alle nuove generazioni gli orribili eventi di quegli anni. Un modo per sottolineare ancora una volta l’importanza della memoria”.
Ferruccio combatté in Africa e dopo l’8 settembre del’43, dopo l’armistizio, fu catturato a Corinto e deportato nei campi di concentramento a Leopoli e poi Amburgo. Con lui c’erano Giovanni Guareschi e Gianrico Tedeschi. Tornò a casa nell’agosto del 1945.
Francesco, nato nel 1940, ha dedicato al padre la canzone ‘Van Loon’. ”Van Loon’ – ha detto Francesco- è dedicata a mio padre, che leggeva le opere di questo grande divulgatore di storia, geografia e umanità varia, i cui scritti si trovavano di frequente nelle case di chi, come mio padre, aveva molti interessi ma non aveva avuto l’occasione e i soldi per studiare.”
Leggiamo i versi di quella canzone.
‘’Poi un certo giorno timbra tutto un avvenire
Od una guerra spacca come una sassata
Ma ho visto a volte che anche un topo sa ruggire
Ed anche un’aquila precipitata”.
L’aquila è la superbia dell’oppressore, che cade, la dignità appartiene ai tanti uomini ‘’piccoli’’, come topolini, che rifiutarono l’ingiusta obbedienza.