In questi 5 anni l’Emilia Romagna è diventata più bella e più giusta. Grazie all’investimento di 22 miliardi di euro del Patto per il Lavoro abbiamo portato il tasso di disoccupazione dal 9% al 5%, il nostro PIL, in costante crescita, è arrivato al + 5,5%, l’export al + 17,3 %, il turismo da 9 milioni di arrivi nel 2014 è arrivato ai 13 milioni di arrivi nel 2018.

Questi indicatori, insieme al nostro sistema sanitario, alle infrastrutture digitali, al patrimonio culturale e naturalistico e alla produzione di alimenti di alta qualità, ci mettono sul podio delle regioni europee per qualità della vita e coesione sociale.

Con franchezza, vi dico che questo, a me, non basta. Il paragone con realtà meno virtuose non può diventare un alibi per non fare meglio!!!

Le famiglie affrontano quotidianamente una complessa società in cui il costo della vita è sempre più alto ed in cui si stanno radicando nuove fragilità e nuove solitudini, con significative ricadute umane e psicologiche.

Approfondiamo il rapporto che lega reddito e servizi: in un’economia dinamica, per rendere le persone meno povere, occorre, da un lato intervenire sui salari e sui diritti e, dall’altro, innalzare sempre di più la qualità e l’accessibilità ai nostri servizi pubblici (sanità, welfare, istruzione, trasporti ecc).

Stefano Caliandro

Capolista PD in Regione Emilia-Romagna

1) Salario minimo

La ripresa economica, nell’ultimo quinquennio, è stata possibile grazie al “Patto per il Lavoro” che il Presidente Bonaccini ha promosso finanziando una grande riorganizzazione del nostro mercato del lavoro regionale, dando fiducia alle nostre imprese. Nel prossimo quinquennio occorre fare altrettanto per promuovere un nuovo patto che intervenga sul salario minimo e sulla qualità del lavoro nella nostra regione.

2) Sanità

Oltre le liste di attesa, il medico a casa tua Il futuro della nostra Regione non può adagiarsi sui risultati ottenuti in sanità ma occorre scrivere un nuovo Patto socio-sanitario che tenga conto sia dell’innalzamento dell’aspettativa di vita, che del bisogno di un servizio sanitario più accessibile. Con le nuove tecnologie potremo cambiare le prestazioni sanitarie portando nelle case dei nostri cittadini buona parte dei servizi che offriamo negli ospedali, garantendo continuità di cura anche oltre i ricoveri. Applicando il medesimo approccio, potremo porre il paziente al centro del servizio non solo rispetto alla velocità di accesso alla singola prestazione, ma durante tutto il percorso di diagnosi e cura, garantendo una netta riduzione delle prestazioni strumentali a fronte di una maggior attività clinica.

Longevità, il medico a casa tua La sanità pubblica si prepara ad un futuro di sfide difficili, tra longevità, accesso alle cure e introduzione di tecnologie strumentali ed informatiche. Nel giro dei prossimi 20 anni lo squilibrio intergenerazionale (265 anziani ogni 100 giovani) comporterà sempre maggiore necessità di assistenza sanitaria continua, facile accessibilità ai servizi, adeguato rifornimento di strutture e strumenti essenziali, personale sanitario proporzionato e un coinvolgimento del paziente nelle decisioni sanitarie. A fronte di questo sviluppo demografico, il numero dei caregiver sta diminuendo vertiginosamente ed il peso economico e sociale della non autosufficienza deve diventare una vera e propria priorità per una politica seria che voglia risolvere i problemi delle persone. Occorre lavorare ancora sulla qualità dei servizi di assistenza pubblici e privati con una maggiore attenzione negli investimenti ai servizi domiciliari. Per rispondere a queste e ad altre sfide occorre sviluppare il nostro sistema per garantire sempre maggiore continuità e congruità alle cure, affrontando sia i bisogni sanitari che sociali delle persone più fragili attraverso l’introduzione di modelli di intervento più flessibili che sappiano coinvolgere anche il cittadino nell’individuazione del bisogno mettendo a disposizione anche risorse pubbliche per soddisfarlo. La gestione di queste tipologie di cittadini sarà la vera sfida sanitaria del futuro: la prospettiva demografica di forte cronicizzazione dei pazienti e dell’aumento dell’invecchiamento, ci portano, nel prossimo mandato, a dover definire le basi di questo nuovo impianto che, da un lato deve prevedere maggiori investimenti sanitari nel territorio ed in particolare nella domiciliarità delle prestazioni sanitarie pubbliche, senza depauperare il patrimonio delle qualità di cura negli Ospedali che devono continuare a garantire la massima tecnologia e l’innovazione all’avanguardia.

Salute: dal modello prestazionale a quello di diagnosi e cura. L’abbattimento dei tempi di attesa per l’accesso alle prestazioni mediche è un dato di fatto: è il risultato del lavoro che la giunta Bonaccini ha messo in campo nell’ultimo mandato. Nei prossimi 5 anni occorre sviluppare il sistema investendo sulla sua evoluzione in un’ottica nella quale il paziente venga posto al centro del servizio non solo rispetto alla velocità di accesso alla singola prestazione, ma lungo tutto il percorso di diagnosi e cura. Le liste di attesa sono prodotte in gran parte da un incontrollato livello qualitativo delle prestazioni: la lista stessa è cannibalizzata da ritorni nell’esecuzione della stessa prestazione in tempi anticipati, o da prestazioni richieste sulla base di deficit qualitativi della prestazione d’accesso, oppure ancora dalla mancanza di parametri epidemiologici di risultato. Occorre garantire una netta riduzione delle prestazioni strumentali a fronte di una maggior attività clinica, volta ad assicurare maggior appropriatezza ai percorsi e, soprattutto, una obbligatorietà di risultato clinico.

3) La scuola dei nostri figli

Intendo proporre una legge regionale che finanzi un vero e proprio Patto con gli uffici scolastici per la promozione di una formazione civica e solidale destinata ai nostri figli, a servizio della scuola e delle famiglie: insegnamento della Costituzione, educazione al rispetto dell’ambiente e della persona per diffondere la cultura del contrasto alle discriminazioni, al bullismo, agli abusi e alla violenza. – Costituzione. Per garantire continuità ai valori che l’hanno ispirata e consapevolezza rispetto all’importanza della difesa dei principi alla base della nostra democrazia. – Ambiente. Per diffondere la consapevolezza di quanto i nostri comportamenti incidano pesantemente sull’ecosistema in cui viviamo formando i nostri ragazzi rispetto all’importanza delle azioni virtuose, ad esempio nella raccolta differenziata, sul risparmio energetico e sull’utilizzo di materie ecocompatibili. – Rispetto della persona. Oltre al rispetto per l’ambiente è fondamentale riproporre ai nostri ragazzi con serietà e fermezza il dramma della violenza di genere e dell’omofobia. Non basta scandalizzarsi: i nostri ragazzi devono essere formati ed educati al rispetto attraverso la diffusione della cultura del contrasto alle discriminazioni, al bullismo, agli abusi e alla violenza. – Salute. Ritengo importantissimo promuovere uno sforzo specifico sui sani stili di vita: di fronte ai modelli proposti dalla società, gli studi più recenti ci illustrano una china preoccupante rispetto all’uso di sostanze stupefacenti, all’abuso di alcool, ai disturbi alimentari e all’incoscienza rispetto alla potenziale pericolosità dei propri comportamenti per sé e per gli altri nell’età adolescenziale e preadolescenziale. Abbandoniamo per un attimo l’approccio paternalistico del giorno dopo e ripartiamo dalla prevenzione attraverso una proposta educativa scientifica e la promozione di modelli alternativi basati sullo sport e la cura della propria salute anche rispetto alla salute sessuale e riproduttiva. Partiamo, ad esempio, dall’insegnamento del primo soccorso e dall’utilizzo dei defibrillatori semiautomatici. Sono tantissimi i casi di arresto cardiaco e tantissimi sono i giovani ad esserne colpiti. Saper gestire e trattare un evento così traumatico può davvero fare la differenza. Formiamo i nostri ragazzi e responsabilizziamoli alla solidarietà e all’importanza della salute nelle nostre vite.

4) Agricoltura sociale, l’energia delle nostre terre

Difendere l’ambiente significa anche amare la terra ed occuparsi di agricoltura. Le imprese agricole, da tempo, sono presidi importanti nei nostri territori e non solo per la qualità dei loro prodotti, ma anche per il grande e faticoso lavoro di cura e salvaguardia del suolo. Per valorizzare questa ricchezza occorre investire anche in agricoltura sociale: agrinidi, fattorie didattiche, turismo e impiego di lavoratori svantaggiati e fragili.

5) Difesa del suolo

L’Emilia Romagna è una regione situata in una realtà geo morfologica molto delicata: i sedimenti che partono dagli Appennini sono trascinati a valle dall’acqua, ed i fiumi, vettori di particelle più o meno grossolane, grazie alle loro antiche esondazioni, non hanno formato una pianura uniforme, bensì, al contrario, un suolo dalle caratteristiche diversificate. Nel territorio di pianura sono stati arginati i fiumi per limitarne le esondazioni (acque della montagna) ed è stata realizzata una capillare rete di canali, opere e manufatti, al fine di garantire, in modo ordinato, l’allontanamento delle acque retoriche. Queste opere, iniziate già in epoca preromanica, proseguite nei secoli dai Benedettini, dalle Signorie, dal Regno Napoleonico, dal Regno d’Italia e dallo Stato Italiano, sono ora in gestione ai Consorzi di Bonifica. Il territorio dell’Emilia Romagna è stato oggetto, quindi, di una intensa attività di artificializzazione affinché potesse essere utilizzato stabilmente dalle popolazioni, ma, a partire dagli anni 50, la forte urbanizzazione ed il contestuale abbandono di molti terreni dalla loro vocazione agricola hanno messo in crisi l’impianto secolare su cui si fondava il nostro territorio. La china nella quale ci troviamo oggi rischia si spingerci sempre più verso un equilibrio precario attraverso la limitazione degli spazi dei corsi d’acqua (sia nelle dinamiche di espansione –golene- sia in quelle di accumulo), la riduzione al minimo di prevenzione e manutenzione, l’aumento delle politiche dell’emergenza a scapito di quelle di prevenzione ordinaria. In sostanza si rischia di perdere la consapevolezza che tutto il territorio della regione Emilia Romagna è artificiale e che quindi va trattato come tale, gestendone consapevolmente anche la cosiddetta “naturalità”. Occorre pertanto mettere in campo un grande piano per la difesa del suolo che sia di supporto alle amministrazioni locali e che consenta di investire risorse nella manutenzione e nella ristrutturazione delle situazioni soggette a maggiore rischio idrogeologico, a partire dagli alvei dei fiumi.

6) Per le donne

Pari opportunità Anche se in Emilia-Romagna l’occupazione femminile è al top con il 65,0% delle donne impiegate ci sono ancora delle criticità su cui lavorare come, ad esempio, differenze retributive, un’inadeguata presenza delle donne nelle posizioni apicali, il persistere della divisione dei ruoli in base al genere e difficoltà di conciliazione degli impegni di lavoro e cura. I questi anni quindi la Regione si è impegnata a promuovere una cultura della parità contrastando gli stereotipi di genere, che sono alla base delle discriminazioni che le donne subiscono ancora troppo spesso. Lo abbiamo fatto attraverso la realizzazione di diverse attività, tra le quali bandi destinati a sostenere progetti che favoriscano il rispetto di una cultura plurale delle diversità e della non discriminazione, la promozione della parità uomo-donna e la prevenzione e contrasto della violenza. Si tratta di bandi dove vengono incentivate le sinergie tra soggetti pubblici e privati, in una logica di rete territoriale con progetti rivolti a promuovere l’educazione, la formazione alla cittadinanza di genere e la cultura di non discriminazione nei diversi ambiti: quello scolastico, quello della formazione professionale, quello sportivo e aggregativo, per superare gli stereotipi che riguardano il ruolo sociale, la rappresentazione e il significato di essere donne e uomini e come strumento di prevenzione e contrasto di ogni violenza e discriminazione sessista.
Favorire poi l’accesso al mondo del lavoro conciliando i tempi del lavoro con quelli della famiglia: è uno degli obiettivi che ci poniamo con meccanismi premiali per le buone pratiche in tema di responsabilità sociale di impresa, di flessibilità nell’organizzazione del lavoro, di misure a sostegno della genitorialità, il tutto finalizzato alla creazione di una vera parità di accesso alle opportunità anche per le donne.

Contro la violenza di genere La lotta alla violenza contro le donne merita la massima attenzione e la Regione Emilia-Romagna ha approvato in Assemblea legislativa il suo primo piano regionale antiviolenza, mirato a rafforzare e sviluppare la rete esistente contro la violenza di genere in attuazione della legge quadro n. 6/2014  sulla Parità.
Non vogliamo lasciare sola nessuna donna in difficoltà: molto spesso, non avere un luogo sicuro dove andare, dove rifugiarsi, può rappresentare un freno verso il passo fondamentale di denunciare le violenze e di farsi aiutare. Il piano – con il contributo della Commissione regionale, degli Enti locali, della rete socio-sanitaria, delle associazioni e dei Centri antiviolenza – è il principale strumento che la Regione si è data per rafforzare la rete di prevenzione, protezione e sostegno alle donne vittime di violenza attraverso azioni condivise.  Anche per questo abbiamo deciso promuovere interventi che vanno dal pagamento del canone di affitto per un anno, al deposito cauzionale per sottoscrivere il contratto di locazione, fino alle spese per i gli allacciamenti di luce e gas attraverso un bando destinato a Comuni e Unioni. Quello dell’autonomia abitativa, infatti, è un problema molto sentito dalle donne vittime di maltrattamenti, spesso proprio in ambito domestico, e costrette a lasciare la propria casa insieme ai figli. Dare loro una nuova opportunità di vita, rendendole autonome, a partire da una casa nella quale vivere sicure.

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di Stefano Caliandro