27 gennaio giorno della memoria della Shoah e delle vittime delle mostruosità del nazismo.
Oggi si celebra il giorno della memoria.
76 anni fa , il 27 gennaio del 1945, le truppe dell’Unione sovietica giunsero ai cancelli di Auschwitz. Quella liberazione e l’evidenza di quanto il nazismo aveva compiuto avrebbe dovuto rivelare al mondo, per sempre, l’orrore dello sterminio ebraico.
Ma si è dovuto lottare, senza tregua, per decenni, per imporre la consapevolezza di cosa era stata la Shoah, l’Olocausto.
In tutto il mondo si è lottato per fare di questo giorno uno strumento di coscienza in tutte le generazioni che via via si sono susseguite.
Per questo nel 2000 la Repubblica Italiana ha istituito, con una propria legge, questa “giornata: “…al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.” Nel 2005 l’Onu ne ha fatto una realtà mondiale.
La lotta per sapere, per far sapere a tutti cosa è successo non è mai terminata.
Commemorare le vittime della Shoah e tutte le persone perseguitate e deportate dal Reich nazista è segno di civiltà, educa a non arrendersi all’orrore e a saper riconoscere le menzogne con il quale continuamente si ripropone nella storia.
E’ stato detto che il ricordo è un vaccino anche contro le teorie complottiste, che a partire da altri argomenti, fanno risuonare parole di odio, di trionfo della ignoranza e della sua violenza contro la ragione, contro la scienza, contro l’umanità.
Non a caso, spesso, queste teorie, assurde ma spesso efficaci nel suscitare la paura o l’illusione di penetrare i misteri del mondo senza studio e conoscenza, additano a colpevoli personalità ebraiche, esplicitamente od implicitamente, come avviene sempre nei periodi di crisi.
Oggi, più che mai, è importante ricordare i crimini mostruosi del nazismo e l’attiva complicità del fascismo nel commetterli. A cominciare dalle leggi razziali italiane del ’38, che preparano il terreno allo svolgimento della parte italiana nello sterminio.
L’unico vaccino che abbiamo contro tali fenomeni è quello di promuovere la conoscenza dei fatti storici.
Un compito difficile cui deve concorrere con la scuola e l’università, il mondo della cultura, i media, e la politica.
Primo Levi ha sintetizzato la missione che dobbiamo sentire nostra.
“Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre”.
Oggi, e in questi giorni, sono numerose le iniziative che animano e rendono viva questa ricorrenza.
Mi ha molto colpito il film “Lettere dall’Archivio”, per la regia di Davide Rizzo, prodotto dagli ordini degli Architetti degli ingegneri di Bologna, e la suggestiva videoinstallazione sui muri della ex Sala Borsa, in Palazzo d’Accursio, residenza del Comune di Bologna e simbolo della nostra cittadinanza.
Il documentario contiene le testimonianze dell’ing. Lucio Pardo, dei Professori Balzani, Leoni e Gresleri e del Maestro Tito Gotti. La città di Bologna è coprotagonista del film, erede delle architetture realizzate dai protagonisti, poi perseguitati, come ad esempio Villa Gotti di De Angeli, la nuova Sinagoga di Muggia. Compare anche il Memoriale della Shoah, dietro alla grande Stazione, simbolo fondamentale che dobbiamo fare conoscere di più a tutta la città.
Rivolgo il mio saluto alla comunità ebraica di Bologna, nella persona del suo presidente, l’architetto Daniele De Paz, rinnovando la promessa di un impegno delle Istituzioni perché la Memoria si affermi sempre più come una priorità, e l’antisemitismo, paradigma nella nostra storia italiana di ogni razzismo, venga affrontato e sconfitto, ogni giorno.